giovedì 26 agosto 2010

Una tenda anche per Celestino


Capita, d’estate. Capita molto spesso. Praticamente tutti i giorni.
Che faccia un gran caldo.
Non capita spesso che la tua città sia stata distrutta da un terremoto. Questo no. Non capita spesso.
Cammini per strada, e sono strade nuove, in mezzo al nulla. Fa caldo.

Un miraggio! Nella landa desolata…un tendone…”un riparo”, pensi. La porta è aperta. Invita ad entrare. Ombra.
L’occhio deve abituarsi. La retina è impressionata. Il sole crea buio.
Un caldo da morire, lì dentro. Meglio uscire subito…meglio fuor…il nervo ottico è veloce. Si adatta. Scambiainformazioni. Restituisce l’immagine.
Ma cos’è? Una chiesa?
Una chiesa. Sotto un tendone. Certo…all’Aquila è così…in fondo la chiesa di questo quartiere è chiusa, crollata. Sant’Antonio.
Un brivido. E’ sempre così. Tutto quello che riporta a quella notte mi prende a carezze e pugnalate insieme.
Ci sono ventilatori ovunque. Appesi al “soffitto”. E a terra, tra i banchi e le sedie blu.
Penso alla fede. Ci provo, almeno. Che qui non c’è la magnificenza. Non c’è la pietra. Non c’è la Storia. Non ci sono navate. Non c’è, a comunicare, l’immagine solenne.
Fa caldo. I ventilatori sono spenti. Non c’è nessuno. Nessun turista. Nessuno in ginocchio. Non c’è nessuno.
Mi siedo. Chiudo gli occhi. Tiro su col naso che le lacrime scendono facili, da un po’ di tempo.
E mi torna in mente un giorno di tanti anni fa. Ero una bambina...
Alla scuola elementare veniva ad insegnarci la Dottrina il parroco del paese. Don Oreste, si chiamava. Era uomo di montagna. Essenziale. Diretto.
Ci disse: “Bambini. Oggi vi ho portato la foto di un angelo”. Noi, tutti felici nei nostri grembiulini bianchi e blu, alzammo gi occhietti verso lo schermo e….AHHHHHH!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Si levò un grido. Le sedie caddero.
L’angelo era mostruoso. Un incubo.
“Bambini!”, tuonò Don Oreste “Forza! Adesso vi faccio vedere il Diavolo”
“Nooooo!!!!!!!!!!!!!!”, rispondemmo in coro.
Ma a Don Oreste non potevi dire di no.
Portammo tutti le mani agli occhi e sbirciammo tra le fessure delle dita…
“Belloooooooooooooooooooooo!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!”
Quello che Don Oreste aveva definito un Diavolo era un essere dalla bellezza celestiale!
“Bambini”, ci disse. “Non ho scambiato le diapositive. Ricordate. Ricordate quello che avete visto. E imparate. Le cose non sono quasi mai come appaiono”.
Apro gli occhi. Saranno pesti. E neri di trucco colato.
E’ ora di andare…
…decido di accendere un lumino. Per Don Oreste, che è volato via da tanto. Che continua ad insegnare. E a consolare.
Mi guardo intorno…ecco…laggiù c’è una candelina accesa…vicino a quella teca…
Mi avvicino. Intanto cerco una monetina…ecco…
ALLORA. Adesso potrei fare poesia.
Ma non sarebbe informazione.
Racconto come è effettivamente andata.
Ho strabuzzato gli occhi. Ho spalancato la bocca.
Sono rimasta così almeno tre minuti.
….
Lì. Sotto il tendone. Solo soletto. Al caldo, lui, lui che amava il fresco delle montagne…
Pietro. Celestino V.
La perdonanza. La Bolla. La Dama e il Giovin Signore. Le televisioni da tutto il mondo. Renato Zero e Fiorella Mannoia.
Nei sui giorni, mentre tutti si muovono - o fanno finta di - nel suo nome, lui se ne sta da solo, perfetto eremita, sotto questa tenda.
Un po’ come quando decise che la sua coscienza e il suo patto con Dio non valevano un Trono. Non valevano gli inginocchiati a baciargli l’anello. Non valevano le Porpore. Non valeva la vita, un attimo di esistenza Terrena, l’eternità della sua fede, del suo Patto con il Padre Eterno.
Pietro. Un Papa che è diventato Santo facendosi Uomo.
E mentre esco dalla tenda, che fuori fa quasi freddo, io me lo immagino, l’immenso Pietro.
Passeggiare nel Regno dei Cieli.
E Lì non importa. Quand’è che sei passato un attimo di qua. Se nel duecento andante senza troppo brio o nel settecento jazz.
Me lo immagino. Passeggiare con Kant. E ricordare di aver condiviso, in fondo, un pensiero comune. La legge morale, dentro di sé. E poi il cielo, stellato, che dalla Terra puoi solo guardare. Magari dalle montagne. Quando tutto intorno è buio.
La legge morale e il cielo.
Fusi insieme.
E’ questo il Paradiso.
(Foto e testo di Tiziana Pasetti)