venerdì 15 maggio 2009

Credimi. Non è vero, ma credimi


La verità è un valore.
A livello teorico.
La verità può non essere funzionale.
In questo Tempo Scosso tutti ci siamo nutriti, a forza o per golosità, di verità “traballanti”.
Troppo assurdo, quanto accaduto, per voler guardare davvero.
La Bugia, quindi.
Pinocchio. Il naso. Metafora sessuale per adulti smaliziati. Desiderabilissima bugia.
Parola omofona.
Importata.
Andiamo a cercarla a Bagiaya, città algerina. E avremo un candeliere.
Oppure pronunciamola così, bauzia. Etimo non latino, ma provenzale di origini germaniche. E troveremo la malizia, la cattiveria, la frode.
Asserzione contraria alla verità, quindi. Alla cultura. Che non è un dogma universale.
La cultura è strumento che organizza la Società. Ogni Società conosce linguaggi, forme espressive, comportamentali, proprie. La Verità è relativa. E’ specchio. Di tempi e luoghi.
La bugia è colore dalle mille sfumature. Infinite le motivazioni che la muovono.
Si mente per educazione. “Questo vestito ti sta benissimo. Sei molto dimagrito”, (corpo a birillo, camicia sul punto di esplodere).
Si mente per apparire più affascinanti, interessanti. “Sono a capo di una importante multinazionale”, (sede madre a L’Aquila, importante succursale a Civitatomassa).
Si mente sul lavoro, a scuola, a fini utilitaristici. “Non ho potuto studiare. E’ morto mio nonno”, (la decima volta, in un anno).
Si mente per gratificare. I bambini, per esempio. “Guarda che bel disegno! Sei tu!”, (ioooooo????????? Quello sgorbio informe?????) “Adorato figliolo! Che meraviglia! Qual talento! Qual sicuro roseo futuro nello specifico campo! Lo farò incorniciare!”.
Si mente per non far scoprire un tradimento al partner. “Cara, amo solo te…sooooolo te. Solo. Certo. Ma questo week-end il lavoro mi chiama. Lontano. Lontanissimo. E’ per noi. Per il nostro futuro….” (tempo due minuti) “Tesoro…amore che sei tu la sola al mondo che non potrei concepire come altra potrebbe mai…arrivo….si. Parto adesso. Un paio d’ore e sono da te. Finalmente”.

Si mente per risparmiare un dolore a qualcuno, “a fin di bene”. “Sei una persona fantastica. Troppo bella per me. Troppo. Non ti merito. Anche se ti amo. Non ti merito. No no no. Non ti. No. Proprio no. E non insistere! Che già soffro abbastanza….e che, non soffro? Soffro. Soffro. Però adesso devo andare che c’ho fretta. Continuerò a soffrire in ambienti diversi, altrove”.
Si mente sempre. Per poter dire anche un po’ di verità, bisogna mentire. Agli altri. E a se stessi.
Perché è a noi stessi che raccontiamo, sotto forma di giustificazioni, le bugie più grandi.
Ed è sempre a noi che facciamo chiudere gli occhi.
La bugia viene emessa. Ma per arrivare a costruire una realtà deve trovare terreno fertile nel ricevente.
Situazioni diverse, stati emotivi particolari, spingono le persone a voler credere alle menzogne.
Ci raccontiamo bugie VITALI. “Xy non è ancora tornato. E’ in ufficio. Lavora davvero tanto…addirittura non può tenere il cellulare acceso…e il suo capo, pensa, vuole che lavori al buio…infatti l’altra sera sono passata alle due di mattina di là ed era tutto spento…che marito eroico! Che abnegazione!”.
Come le endorfine, in situazioni di stress, anestetizzano in modo naturale il cervello, così le bugie vitali filtrano la realtà in modo tale che solo una parte, quella meno traumatica, possa arrivare alla coscienza.
Ricorre a questo tipo di bugie chiunque.
Dall’innamorato spaventato al bambino che subisce violenze (stemperate da carezze, parole dolci, minacce velate) da parte di elementi appartenenti al gruppo primario. Molto spesso nessuna di queste mostruosità viene denunciata. E il silenzio omertoso arriva a toccare tutti gli elementi dell’aberrante situazione. Il bambino deve virare l’odio, la paura, il dolore fisico in amore, ammirazione, stato di necessità. Deve stravolgere la propria identità e la propria essenza, per riuscire a sopravvivere. Sopravvivere alla delusione. Alla disfatta. Di vedere i propri cari che sanno ma che fanno finta di non. Di vedere crollare ogni riferimento naturale di autorevolezza genitoriale. Di vedere, soltanto, quando ancora non si ha l’età per, la piccolezza della paura umana.
Non è solo l’individuo a farne uso smodato.
Interi sistemi sociali hanno fatto ricorso a tali bugie, per confermare il loro diritto ad essere. E’ il caso, solo il più semplice da ricordare, del popolo tedesco negli anni del nazismo.
Barattiamo la consapevolezza con un po’ di sollievo. L’autoinganno fa calare l’attenzione. In realtà scava. Inesorabili buchi nella coscienza, nella percezione del sé. Nell’opportunità della vita. Che è azzardo. Sfida. E’ alzare lo sguardo.
E’ dire ci sono.
E’ dire tremo.
Tremo.
Lo so.
E’ provare a respirare.
Tiziana Pasetti
pubblicato: http://www.ilcapoluogo.com/Blog/Lib-e-ri/Credimi.-Non-e-vero-ma-credimi-da-ilcapoluogo.it-7470 e Ellin Selae.