martedì 6 aprile 2010

"Gli artisti del Coro di Santa Cecilia a ilCapoluogo.it: “Oggi siamo qui per pregare”


“Io sono napoletano. E avevo 16 anni quando ci fu il terremoto in Irpinia”. Esordisce così il Direttore del Coro di Santa Cecilia, Ciro Visco. Ci troviamo nel Piazzale della Basilica di Collemaggio, sono appena terminate le prove, c’è tanto sole. “Chi non lo ha vissuto sulla propria pelle, chi non ha tremato – continua parlando piano - non può capire…io oggi sono qui per pregare, sono qui per il ricordo, che è anche quello mio, quello di allora, perché non passa. Non passa la paura. Il senso di precarietà. La musica aiuta, è un contatto con l’Assoluto”.

“Appena sono entrato in questa Basilica meravigliosa, appena ho cominciato a vedere le persone, gli aquilani…è bastato un attimo. Per capire che c’è speranza. Io ho viaggiato per il mondo. Adesso sono a Roma, Napoli non è lontana…ma solo lei è la mia casa. Lì ci sono i profumi. Le immagini della mia infanzia, che è il luogo da dove proveniamo tutti…ecco, vedere la gente qui così in armonia, così ‘a casa’ in questo luogo…è questo che importa. La terra ha tremato, ma non ha crepato il legame tra la Madre e i figli. Un Direttore è sempre attento all’acustica. Io durante le prove mi ‘moltiplico’, cerco di capire, ragionare il suono. Qui l’acustica è ferita, non c’è dubbio. Ma qui oggi la musica, il nostro canto, anche se non perfetti, hanno voce. Parlano. Pregano. Oggi nella vostra città il Requiem sussurra ma si fa sentire dal mondo intero”.
“Questo concerto è stato fortemente voluto dal Presidente Sovrintendente dell’Accademia di Santa Cecilia, Professor Bruno Cagli”, ci ha raggiunto Massimiliano Tonsini, Maestro Collaboratore presso l’Accademia, per raccontarci come e perché nasce questo concerto. “Ci siamo sentiti da subito molto vicini a questa città. Siamo felici di questa cornice, poter far cantare la città in un luogo così sacro per ricordare. Tutti gli artisti hanno partecipato con gioia e solidarietà, con grande compassione, a questo momento così intimo. Oggi siamo qui come Accademia, e siamo onorati della collaborazione, dell’amicizia con l’Istituzione Sinfonica Abruzzese. La sua Orchestra, insieme agli elementi che si sono uniti a tutti noi dell’Orchestra Giovanile Abruzzese, della Corale Gran Sasso, della Corale Novantanove e dell’Orchestra e Coro del Conservatorio ‘A. Casella’, rendono l’esecuzione del Requiem davvero straordinaria, unica”.
“Ho ricordi vivissimi legati a questa città”. Antonio Pirozzi, solista (Basso) nel Requiem, si guarda intorno e non cerca di nascondere una profonda commozione. Questa città la conosce bene, ha collaborato molte volte con l’Istituzione Sinfonica Abruzzese e con i Solisti Aquilani. “L’anno scorso, il 7 aprile…avrei dovuto essere qui, qui a Collemaggio…per le prove del concerto di Pasqua. Insieme al Direttore Artistico dei Solisti Aquilani, Mariozzi, stavamo mettendo su proprio il Requiem…incredibile…vedere l’Aquila così. Un posto, un luogo dalla pregnanza culturale così grande…ma anche il resto…la Sala Baiocco. Quando venivo qui ci andavo sempre. E la gente. Ho sempre ricevuto del bene, in questa città. Ho comprato Il Centro. Stavo leggendo la lettera di Parisse, che conosco. Un’emozione troppo forte. Ecco, la musica oggi può servire a questo. Cercare di lenire, per qualche attimo, una sofferenza così indicibile. Io sono di Caserta. Avevo 20 anni quando ci fu il terremoto. Io e i miei amici partimmo e andammo in Irpinia. Allora non c’era la Protezione Civile. Me le ricordo le persone tra le macerie. Mi ricordo il silenzio e le grida insieme. Gli occhi spaesati dei bambini e degli anziani. Quelli disperati dei padri. Il Requiem è una delle pagine della musica più sentite, c’è il sentimento, la memoria per chi non c’è più. Ascoltarlo, cantarlo, è pura estasi. Mentre lo canto adoro cercare il contatto con la gente…Oggi è diverso, però…ricordo l’acustica eccezionale di questa Basilica. Non c’è più, ovviamente. Ma non è importante. C’è molto di più. Oggi c’è tanto di più. Oggi è emozione. Nient’altro che questo. Oggi è un’emozione che spero di riuscire a gestire, che spero di riuscire a trasmettere a questa gente, a questa città”.
“Ho la pelle d’oca…”. Francesco Toma è il Tenore del quartetto dei solisti di questa sera, è pugliese e per la prima volta all’Aquila. “Entrando in questa città ho cercato di immaginare che cosa possa voler dire vivere un’esperienza così tragica, così definitiva…quello che si vede in televisione non c’entra niente…ma spero che quello che dicono sia vero, che vi stiano aiutando, che possiate riavere la città, i vostri riferimenti”. “La Basilica è bellissima, l’acustica doveva essere spettacolare…Oggi la mia presenza qui va al di là della passione per il mio lavoro. Oggi c’è l’emotività. C’è un senso morale. Sono qui per la gente, non per un pubblico. Non so come spiegarmi, è una sensazione molto intima ma che voglio condividere, regalare…donare. C’è un’atmosfera sospesa…”.
Tiziana Pasetti