domenica 2 maggio 2010

Indimenticabile e Infinito è questo Amore


(Incontro con Vincenzo Vittorini, Medico Chirurgo)
“Davanti agli ostacoli puoi fare due cose. Fermarti, tornare indietro e, quindi, regredire; oppure andare avanti e cercare di superarli”.
Un luogo comune, qualcuno potrebbe dire.
Forse.
Ma non questa volta. Queste non sono parole e basta. Queste sono le parole di un uomo che la notte del 6 aprile ha perso la moglie e la figlia.

Non è facile raccontare il mio incontro con Vincenzo.
Non è facile essere all’altezza della sua serenità e della sua assoluta mancanza di retorica.
Avevo avuto modo di conoscere la sua storia leggendo i suoi scritti. Parole sempre misurate, mai ridondanti.
Il ricordo sempre presente, certo. Il ricordo che toglie il respiro. Il ricordo che ha fondamenta forti e diventa nuova base per il presente e per il futuro.
Nel ricordo di Vincenzo per la moglie Claudia e per la figlia Fabrizia c’è progettualitàLa morte non ha distrutto. La morte non ha concluso. Ha creato una distanza fisica ma non ha reciso un legame che continua ad esistere.
Esiste nella quotidianità che non cede alla disperazione.
Esiste nella dedizione al lavoro che è missione.
Esiste nel progetto comune di educazione.
Federico deve crescere. E deve crescere in una famiglia. Deve crescere con gli insegnamenti di mamma Claudia e papà Vincenzo. Deve crescere insieme a Fabrizia.
Vincenzo ricorda la notte. Quella notte. Ricorda la paura di Claudia alla prima scossa. Ricorda di averla rassicurata. Ricorda di averla vista preparare Fabrizia.
“ Claudia ha fatto indossare a Fabrizia una tuta rosa bellissima. E poi le ha pettinato i capelli. Lunghi. Biondi. Lisci. Sembrava dovesse andare ad una sfilata…si sono messe a dormire sul divano…ma Bambi era agitata…così ho svegliato Claudia, le ho detto andiamo a letto…ci siamo messi a letto tutti insieme, lei e Fabrizia abbracciate, io di lato, per non disturbare…Claudia è una grande divoratrice di libri…ma quella notte no, ci siamo addormentati tutti, erano le due circa; Federico no, Federico era in gita a Milano…ci siamo addormentati subito…sereni, in fondo…c’era stata la seconda scossa…dicevano che quando c’erano più scosse ravvicinate non bisogna temere, vuol dire che l’energia si sprigiona lenta e quindi…e quindi a un certo punto mi sono ritrovato per terra. Mi sono svegliato, non capivo dov’ero. Se a casa, se all’ospedale…il buio. Ricordo un buio mai visto prima…e poi mi sono reso conto che la casa tremava…sono salito sul letto, ero in ginocchio…ho detto loro di stare tranquille, che la scossa stava finendo…ma poi la casa ha cominciato a torcersi, urlavo, lo so, ma la mia voce non riuscivo a sentirla…era troppo forte il rumore…era la voce di un drago, di un drago che divorava…poi c’è stato il silenzio. Un silenzio incredibile. E poi un rumore. Come di un calcio. Toc! E la casa si è piegata. E’ scivolata. E’ scivolata ed è venuta giù. Sono rimasto incastrato. Al buio. Sono rimasto lì sotto. Siamo rimasti lì sotto. E poi…poi niente. Poi niente”.
Poi niente. Poi non c’è bisogno di andare oltre. Poi basta guardare gli occhi di Vincenzo. Sono accesi, attenti. E mentre parla riesce a fartela sentire presente, la sua famiglia.
“Siamo stati insieme 27 anni, Claudia e io. Dalla fine del liceo fino a ad aprile, ma siamo insieme anche adesso, restiamo insieme, noi quattro, nonostante tutto. Io ci credo. Lo sento. Abbiamo attraversato tante difficoltà. Tutte. Ma siamo riusciti sempre a superare ogni cosa. Ogni avversità. La famiglia. Tutto ruotava intorno a noi. Intorno a Claudia, Fabrizia e FedericoVederli insieme era fantastico. Così cementati, uniti. E lei, Claudia, era bravissima. Ha saputo creare una famiglia allargata piena di affetto, i nostri figli, i suoi genitori, mia madre…e oggi tutto questo c’è ancoraC’è per me, c’è soprattutto per Federico. Federico è un bambino, ha 14 anni…ma è un grande uomo…ha reagito come un uomo…e questa è l’eredità dell’amore di Claudia. Fabrizia…Bambi avrebbe compiuto 10 anni il 3 giugno. E’ stata un dono del cielo. Era affetta dalla sindrome di Down…una bambina forte, intelligente, curiosa…a scuola era bravissima…e anche qui, Claudia. Claudia, la sua sensibilità di madre. Dobbiamo crescerla come Federico, diceva sempre. Lei è uguale agli altri. Deve crescere insieme e come gli altri. Ricordo che quando andammo al Gemelli per un intervento al cuore il medico non ci voleva credere…la guardava, la ascoltava e ci chiedeva se eravamo proprio sicuri…”
“Sono tanti 27 anni…ripeto, momenti difficili ce ne sono stati. Li abbiamo affrontati. Non ci siamo chiusi in noi stessi. Abbiamo parlato sempre. Ci siamo confrontati. Avevamo un progetto comune, la nostra famiglia. Non sono stati sempre giorni di passione e serenità. C’è stata anche la noia. E’ normale.Ma mai è venuta a mancare la voglia e l’intenzione di stare insieme. Io, lei e i nostri figli. Siamo ancora io e lei. Bambi è al sicuro. Federico ha tutta la vita davanti a sé…e voglio che cresca libero e sereno…la scuola, l’amore, il suo futuro…ovunque vorrà, non cercherò di tenerlo vicino a me per la paura di restare solo, no. Per lui spero nella rinascita di questa città. Per i giovani. Mancano luoghi di aggregazione. I ragazzi hanno bisogno di tranquillità, dell’identità personale e sociale, la voglia di futuro. L’indifferenza è il peggiore dei mali. Tutti insieme possiamo farcela. L’unione crea. L’ho imparato dalla mia famiglia, da Claudia. Questa non è una lotta tra chi è o è stato più o meno fortunato. Tutti siamo dimenticati. Chi non c’è più e chi è rimasto. Allora le Istituzioni devono rispondere, devono aiutare. Ma tutto deve partire dalla famiglia, di questo sono profondamente convinto”.
“Claudia e Fabrizia devono rimanere. Per sempre. Sono troppo speciali per non continuare, attraverso me e Federico, a dare tutto quello che avevano, la loro ricchezza infinita. A dicembre ho istituito una Fondazione. La Fondazione Claudia e Fabrizia Vittorini Onlus, Un sorriso per continuare. E’ per i bambini come Bambi. E’ per i bambini con disabilità. E’ per tutti i bambini. Ovunque siano nel mondo. Sono tutti uguali. Il metodo, l’amore di Claudia. La mia esperienza in Africa, nel 2006…che mi ha cambiato la vita…ecco…in questo il mio dolore può trovare un senso. Aiutare. Ricordare. Dare voce alla mia famiglia, ai miei affetti, ai miei amori indimenticabili, infiniti”.
Tiziana Pasetti
(Per l’emozione assoluta e l’insegnamento di vita che mi hanno regalato ringrazio, con tutto il cuore, Claudia, Bambi, Federico e Vincenzo Vittorini)
Tratto da Gli Speciali del Capoluogo, maggio 2010